C’è un racconto di Vasilij Šukšin, si intitola Bocciati, che è stato scritto nel 1970, in Unione Sovietica, ma che, a me sembra, potrebbe benissimo essere stato scritto oggi, nel 2020, in Europa.

Ecco la trama. Konstantin Ivanovič e sua moglie Valja, due dottorandi in filologia, arrivano nel villaggio di Novaja per trascorrere le vacanze a casa di Agaf’ja Žuravleva, la vecchia madre di Konstantin. Entrano in paese a bordo di un taxi, cosa di per sé eccezionale nella campagna russa, e nel giro di poco la notizia del loro arrivo è sulla bocca di tutti. Quella stessa sera, alcune persone si radunano sul terrazzino dell’izba di Gleb Kapustin, in attesa che rientri dal lavoro. Sono impazienti perché sanno benissimo ciò che sta per accadere: ogni volta che un personaggio illustre torna al villaggio, Gleb, che è il classico parolaio di campagna, deve dargli una bella lezione. L’anno precedente, ad esempio, ha “bocciato” un colonnello che non ricordava il nome di chi aveva ordinato l’incendio di Mosca nella guerra del 1812, e da allora si è guadagnato la stima dei compaesani.

Mentre Gleb Kapustin fuma e chiacchiera sul terrazzino con gli amici, si accorge che dalla vecchia Agaf’ja Žuravleva ci sono degli ospiti. Quando qualcuno gli spiega che si tratta di due dottorandi, Gleb propone di andare a fargli visita. Il dottorando Konstantin Ivanovič riceve con gentilezza i nuovi venuti, comincia a conversare amabilmente del più e del meno, e per un momento tutti sembrano dimenticarsi della vera ragione per cui sono lì. Allora Kapustin parte all’attacco. Il dialogo tra il parolaio di campagna, tipico personaggio šukšiniano, e Žuravlev è grottesco, ne riporto un estratto:

− In quale campo manifestate la vostra attività?

− Volete sapere dove lavoro?

− Sì.

− All’università. Filfac [facoltà di filologia NdR].

− Filosofia?

− Non esattamente.

− Eh, la filosofia è proprio una cosa indispensabile, − a Gleb serviva che fosse proprio filosofia. Si ravvivò. − Beh, e che si dice a proposito del primato?

− Quale primato? − il dottorando non capiva. E guardò Gleb attentamente.

− Il primato dello spirito e della materia − Gleb aveva lanciato il guanto.

A questo punto inizia una conversazione ai limiti del nonsense che coinvolge anche Valja, la moglie di Konstantin Ivanovič. Gleb riesce persino a chiedere ai due come, secondo loro, noi umani dovremmo comunicare con gli extraterrestri nel caso si decidessero a farci visita. La situazione è talmente assurda che il dottorando, dapprima divertito da quelle sconclusionate domande, poi infastidito per l’insistenza di Kapustin, sente il bisogno di dire:

− Sentite, mettiamoci prima d’accordo. Di che cosa stiamo parlando? Qual è l’oggetto della nostra discussione?

Il racconto si conclude con Gleb Kapustin che, dopo aver bombardato gli studiosi con discorsi incomprensibili, si alza e se ne va con aria vittoriosa, non prima però di aver invitato gli sbigottiti accademici urbanizzati a essere più modesti e più vicini al popolo. E come commentano gli altri ospiti, i compaesani di Gleb, tornando a casa al termine della serata? “L’ha bocciato”, sentenziano soddisfatti, “gli ha dato una bella lisciata a Konstantin Ivanovič”.